Con il termine ipoclorito di sodio ci si riferisce all’ossoclorato di sodio, noto in chimica con la formula NaClO e conosciuto con il termine candeggina (o varechina). L’ipoclorito di sodio trova numerose applicazioni domestiche: è impiegato come sporicida, fungicida, virucida, sbiancante e depurativo dell’acqua.
Dato il suo forte potere disinfettante, è stato anche commercializzato con il nome Amuchina e viene quindi utilizzato spesso nelle pratiche casalinghe anche per rimuovere i danni causati dalla muffa, in attesa dell’intervento di specialisti del settore.
Ipoclorito di sodio, a cosa serve?
A seconda della sua concentrazione in soluzione acquosa, che può andare dall’1% al 25%, l’ipoclorito di sodio può essere definito candeggina, varechina, amuchina o sale ossigenato. Il composto chimico è sempre diluito in acqua, con una concentrazione inferiore al 25%, in quanto nella sua forma pura risulta estremamente instabile e pericoloso. Alla vista, l’ipoclorito di sodio si presenta come una soluzione acquosa dal colore giallo paglierino, accompagnata dal tipico odore particolarmente pungente.
Gli utilizzi dell’ossoclorato di sodio sono diversi e interessano svariati campi:
- Uso domestico: l’ipoclorito di sodio ha un ampio potere disinfettante e sbiancante, qualità che gli consentono di essere un efficace alleato all’interno delle mura domestiche. Viene spesso impiegato per combattere funghi e virus. È necessario sapere però che, a causa di un’incompatibilità con gli acidi, il composto può avere effetto corrosivo sulle superfici di alcuni metalli.
- Disinfezione delle piscine: essendo prodotto dalla reazione tra idrossido di sodio con cloro gassoso, l’ipoclorito di sodio forma in acqua il cosiddetto cloro attivo, che favorisce la disinfezione e l’ossidazione dell’acqua all’interno delle piscine. Il composto è inoltre particolarmente efficace contro il batterio della Legionella, in quanto ne contiene la moltiplicazione.
- Settore medico: l’ipoclorito di sodio viene utilizzato nella disinfezione di apparecchiature per emodialisi e favorisce la medicazione della cute lesa da piaghe e ustioni.
- Settore chimico: il composto viene impiegato come agente ossidante dalla chimica organica
- Agricoltura: l’ipoclorito di sodio viene utilizzato in campo agricolo per l’igienizzazione e la protezione delle piante, sempre grazie alla sua capacità fungicida, battericida e virucida.
- Settori industriali: l’industria della carta approfitta dell’elevato potere sbiancante dell’ipoclorito di sodio per ottenere il maggior grado possibile di sbiancamento del prodotto finale. Il composto viene anche utilizzato nella produzione del vetro e dei prodotti sintetici, oltre che come metodo di candeggio nell’industria tessile.
I possibili campi di utilizzo dell’ipoclorito di sodio sono quindi tra i più disparati, andando dall’utilizzo casalingo a quello industriale con una particolare attenzione verso quelle attività di pulizia su macchie sulle pareti dovute ad umidità e muffa.
Ipoclorito di sodio e candeggina sono la stessa cosa?
Il termine candeggina sta comunemente ad indicare l’ipoclorito di sodio diluito in acqua. Nonostante le due espressioni vengano spesso utilizzate come sinonimi, si tratta di due composti differenti. L’ipoclorito di sodio non è infatti commercializzato allo stato puro, data l’alta reattività.
Se mescolato con acidi esso può sprigionare gas estremamente pericolosi o addirittura esplodere, in caso di contatto con ammoniaca. La candeggina presenta, invece, una concentrazione del 5-10% di ipoclorito di sodio diluito in acqua.
La candeggina non deve mai essere mischiata ad altri prodotti: entrando in contatto con l’acido muriatico, genera un cloro gassoso altamente tossico. Dal suo mescolamento con l’aceto si origina un acido corrosivo che irrita pelle, occhi e polmoni.
Il contatto tra candeggina e alcol produce cloroformio e acido cloridrico, nocivi per l’essere umano. Da evitare infine il mescolamento di candeggina ed ammoniaca, che reagendo generano un composto irritante detto clorammine.
L’ipoclorito di sodio trova svariati impieghi in ambito casalingo, venendo spesso utilizzato (nella forma di candeggina) come fungicida. Ma quanto è realmente efficace la candeggina per combattere la muffa?
Innanzitutto, è necessario ricordare che le muffe sono un gruppo di organismi estremamente diversificato, diretta conseguenza di un’eccessiva umidità dell’ambiente. La presenza di muffe all’interno dell’ambiente domestico, a prescindere dal loro grado di tossicità per l’uomo, fa in modo che l’organismo si abitui a respirare sempre peggio, acuendo le asme e le allergie.
Le muffe risultano particolarmente dannose per i bambini, per gli anziani e in generale per coloro che presentano un quadro immunologico compromesso. È quindi importante agire in modo che l’ambiente domestico risulti il più salubre possibile.
L’utilizzo dell’ipoclorito di sodio contro le muffe ha purtroppo un effetto transitorio e a breve termine. Ciò accade poiché la volatilità della candeggina rende il composto particolarmente predisposto all’evaporazione, impedendogli di contrastare la muffa in profondità.
Una volta evaporato totalmente l’agente chimico, le spore riprenderanno ad attaccare la superficie. Ciò che può essere eliminato in un primo momento dal composto chimico è soltanto la macchia superficiale, grazie al suo potere sbiancante.
Va ricordato però che questa operazione è possibile esclusivamente su superfici dure e lisce, e non su superfici porose come il legno o il cartongesso, su cui l’utilizzo dell’ipoclorito di sodio risulterebbe totalmente inefficace.
Ipoclorito di sodio corrosivo
Ricordiamo che l’ipoclorito di sodio in commercio si trova esclusivamente diluito in soluzioni acquose. Si tratta infatti di un forte agente ossidante in grado di reagire con altri composti, portando a conseguenze anche gravi.
I prodotti derivati dall’ipoclorito di sodio, come la candeggina, possono avere effetto corrosivo se utilizzati direttamente su superfici inadatte, come l’intonaco o il legno. Non devono nemmeno essere utilizzati su rame o acciaio inossidabile, sempre a causa dell’azione corrosiva che ne deriverebbe. Se utilizzata su metalli arrugginiti, la candeggina potrebbe soltanto peggiorare la situazione.
Nell’utilizzo della candeggina ad uso domestico è fondamentale prestare alcune accortezze. Data la pericolosità della sostanza, è imprescindibile l’utilizzo di protezioni come mascherine e guanti di plastica. Il contatto diretto con la pelle potrebbe essere causa di irritazioni o addirittura ustioni ed escoriazioni.
I fumi dannosi causati dalla volatilità della candeggina sono inoltre altamente tossici: in caso di inalazione, è necessario recarsi immediatamente all’aria aperta. È inoltre fondamentale tenere questa sostanza chimica alla larga da bambini e animali, per scongiurare ogni rischio di avvelenamento.
Nonostante i rischi che un uso improprio dell’ipoclorito di sodio può comportare, rimangono numerosi i vantaggi di un utilizzo consapevole e controllato della sostanza.
È indiscutibile il suo potere sbiancante, antisettico e deodorante, che gli consente di trovare molteplici impieghi negli ambiti più disparati. Ciononostante, abbiamo osservato come la candeggina non risulti un alleato sufficientemente efficace nell’eliminazione delle muffe, e anzi rischi di aumentarne la proliferazione.
Per questo motivo che è giusto affidarsi ad aziende professioniste come Murprotec, leader europeo nei trattamenti contro l’umidità in ambito domestico che da oltre 60 anni offre soluzioni contro muffe, infiltrazioni e condensa.